La nostra vita è una perpetua oscillazione, alla ricerca del nostro centro ed equilibrio. Inspiro ed espiro, aperto e chiuso, solido e fluido, trattenuto e lasciato andare…
Il dolore porta a chiusura, tensione, contrattura, rigidità. La chiave, per non perdersi alla deriva di un travaglio difficile, è proprio trovare l’opposto di questo, per vivere l’oscillazione. La chiave è cercare l’apertura, il rilassamento, la morbidezza.
Il dolore della contrazione porta la donna ad irrigidire le gambe e i glutei (e di conseguenza il perineo), a corrucciare il viso, a serrare mandibola e bocca, a respirare in modo superficiale e veloce. La partoriente diventa scoglio contro l’onda del dolore e, quando l’acqua-contrazione si infrange su questa roccia, si impenna e cresce. Se invece la donna riesce ad essere spiaggia, sabbia che accoglie l’onda, la contrazione non trova resistenza e il dolore arriva e se ne va in maniera più lieve.
Come fare? La risposta è nella domanda: grazie al dolore. E’ proprio il dolore che porta le donne nella profondità di loro stesse, per dare spazio e voce all’istinto dell’oscillazione. E’ il dolore che innesca un cocktail ormonale che non ha eguali nella vita di un essere umano, in cui adrenalina, cortisolo e vasopressina si alternano a ossitocina, endorfine, melanina.
Questo mix di ormoni fa mettere da parte la razionalità, e lascia sfogo a movimento, respiro, nudità, vocalizzi, silenzio, occhi chiusi…Una dimensione parallela in cui la donna vive come in stato alterato di coscienza: non pensa al tempo che passa, al luogo in cui si trova, non avrà ricordi lucidi di questo momento, parla poco a monosillabi e non sta eretta (involuzione posturo-verbale).
A volte questo processo avviene in maniera del tutto naturale ed innata, altre volte questo processo va preparato in gravidanza e aiutato durante il travaglio.
Gli strumenti sono vari: buone letture, un valido corso pre-parto, la condivisione tra donne e con il partner, la connessione con il bimbo, un’alimentazione sana, essere seguite da un professionista sanitario con un approccio olistico, scegliere l’ambiente adatto (ospedale, casa, casa maternità), avere le giuste persone di sostegno, stare nella natura, fare yoga, visualizzazioni, agopuntura e digitopressione, aromaterapia, esercizi di respirazione, fitoterapia… ma più di tutto conoscersi e ascoltarsi!